E’ una narrazione/reading alla ricerca di umanità e di rispetto per un’etnia, quella Rom e Sinta, che nel corso degli anni più che essere sconosciuta è stata misconosciuta.
Più di 500.000 zingari sono stati uccisi nei campi di sterminio nazisti.
E’ una riflessione dedicata al genocidio del popolo rom e sinto che nasce dal pregiudizio e dal razzismo imperanti nella Germania degli anni trenta ma che ha radici lontane e frutti avvelenati purtroppo ancora ben presenti.
Si vuole proporre un viaggio nella memoria alla scoperta di una pagina di storia che inspiegabilmente non trova spazio nei testi scolastici. Un genocidio dimenticato, così come dimenticati sono stati i risarcimenti dovuti ai rom e ai sinti perseguitati durante il nazismo.
E’una storia dimenticata. Una storia non ancora scritta.
Raccontarla è un atto dovuto.
La chiave di lettura, rifugge dalla retorica e dal facile effetto; tende soltanto, con partecipe e teso narrare, a ricucire, almeno con un ricordo teatrale, lo squilibrio e l’oblio di un genocidio.
Se è atroce quello che è accaduto, ancora più atroce sarebbe dimenticare: bisogna rammentare e far conoscere che nei lager accanto ai triangoli gialli di sei milioni di ebrei c’erano quelli rosa degli omosessuali, quelli rossi degli oppositori politici e quelli neri o marrone degli ‘arianissimi’ zingari che hanno pagato con più di mezzo milione di vittime il loro essere zingari.
CON LA PELLE COLOR DEL FANGO dà vita a un racconto, disincantato, ma intenso, contro una delle più orribili malattie dell’anima: il razzismo.
In questa sorta di orazione civile non vi sono scene né personaggi di finzione: vengono ricostruite davanti ad un leggio, con immagini e testimonianze registrate, le vivicissitudini dei Rom.
Si resta scossi, desolati, indignati. Ma, forse, con meno pregiudizi.
E i pregiudizi esistono, eccome se esistono.
Hanno radici storiche e sociologiche nella gran parte infondate.
Alcuni Rom e Sinti rubano, si, certo; ma esattamente come alcuni meridionali sono mafiosi e come alcuni veneti gettano pietre dal cavalcavia.
E’ giusto pretendere che anche loro, tanti di loro, rispettino le regole, ma è anche importante oggi restituire dignità e diritti a questo popolo che non è né migliore né peggiore di tutti gli altri popoli che colorano questo nostro mondo.
Con: Fabio Miotti e Rosalia Pasquali