Intervista

Teatro Parrocchiale Padre Lino Zucco.

La vocazione missionaria di p. Lino affonda chiaramente le radici nel cuore della sua mamma. Egli stesso, in una lettera, racconta il seguente episodio:

Un giorno, mentre mi trovavo a parlare con la mamma della mia vocazione nella quiete della nostra casa – eravamo noi due soli – ella mi fece una confidenza che mi riempì di gioia. ‘Sai, Lino – mi disse – ero ormai giunta all’età di 35 anni e il Signore pareva non volesse donarmi un figlio. Io e il tuo papà eravamo molto tristi. Allora ci recammo al santuario della Madonna di Castelmonte (un santuario conosciutissimo in Friuli n.d.r.) e abbiamo detto alla Madre di Dio che, se ci avesse concesso un figlio, lo avremmo donato volentieri a Dio… L’anno dopo arrivasti tu e poi tuo fratello e tua sorella. Davvero la risposta è stata generosa… La Madonna di Castelmonte è bruna; forse per questo ora ti piacciono tanto i neri dell’Africa.”

…Di p. Zucco ci resta il ricordo di un missionario ostinato nel lavoro e incapace di un po’ di sosta, che non si è mai tirato indietro sia nel ministero diretto, sia nelle altre attività in cui fu coinvolto. Ci lascia l’esempio di un fondatore di missioni e di un organizzatore perfetto, di un uomo che riusciva ad andare d’accordo con tutti. Come religioso fu esemplare e stimato.

La salute gli fu sempre scarsa, fin dal seminario diocesano, tuttavia, sebbene sapesse di essere minacciato, visse e lavorò lottando e facendo finta di niente. Scrive un confratello: “Aveva tanta dignità che non si rassegnava ad apparir debole. Volle morire in piedi, e quasi ci riuscì”.

Così, con tanta buona volontà e con la grazia di Dio, è riuscito a fare tante cose e a farle bene. Ora riposa – finalmente riposa – nel cimitero di Saint Austin, in un angolo verdissimo e alberato della capitale, insieme a decine di missionari e missionarie di altre congregazioni. Che il Signore lo ricompensi.

Fonte: P. Lorenzo Gaiga, mccj

Da Mccj Bulletin n. 195, aprile 1997, pp. 53-62

Proprio alla figura di padre Lino Zucco, missionario in Uganda e in Kenya, è intitolato il teatro parrocchiale di Corno di Rosazzo. L’edificio è stato danneggiato in seguito al terremoto del 1976 e verrà ricostruito e completato quasi vent’anni dopo grazie alle tante famiglie del paese che hanno dato il loro contributo attraverso quello che si dice un prestito grazioso, ovvero un prestito infruttifero, senza interessi, alla parrocchia.

Nel 1994 è stata così inaugurata la rinnovata sala teatrale con una serata dedicata un’altra persona di spicco del Comune: il pittore Francesco Prestento.

Un artista che si è fatto conoscere anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, protagonista di numerose mostre personali e con le sue opere esposte anche all’estero all’interno di mostre itineranti dedicate ai pittori friulani.

Durante la serata inaugurale sono state messe in scena due farse in lingua friulana e proprio a Prestento è stato affidato il discorso a nome della compagnia Filodrammatica di Corno di Rosazzo (oggi Gruppo Teatrale El Tendon), lui che ne è stato attore, regista e che per diversi anni ha prestato la sua mano per la realizzazione delle scenografie.

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